Hai sottoscritto contratti di finanziamento (mutuo o leasing) a tasso variabile?
La banca ti ha proposto un'assicurazione a copertura dei tassi?
Se la risposta alle due domande è SI,
forse la banca ti ha fatto sottoscrivere un DERIVATO a tua insaputa!
Generalmente i derivati vengono definiti come strumenti finanziari il cui valore è soggetto all’oscillazione di valore di un altro strumento finanziario. Va da sé che vengono considerati come prodotti di investimento decisamente rischiosi.
Normalmente i derivati vengono sottoscritti con diversi finalità:
a) Speculativa (i derivati più comuni sottoscritti con questa finalità sono le OPTION e i FUTURE).
b) Arbitraggio (ovvero attività legate alla compravendita di strumenti finanziari in diversi mercati di riferimento cercando di speculare sulle diverse quotazioni).
c) Protezione (derivati quindi sottoscritti con la finalità di proteggersi dall’oscillazione di un altro strumento finanziario; ad esempio i tassi di interessi; i più conosciuti sottoscritti con questa finalità sono gli SWAP).
Focalizzeremo il nostro interesse sui derivati più comuni che, purtroppo, hanno creato grandissimi problemi finanziari agli imprenditori che li hanno sottoscritti, ovvero gli SWAP. Interest Rate Swap (IRS) è un contratto - appartenente alla categoria degli strumenti finanziari derivati - in forza del quale le parti, BANCA e CORRENTISTA, convengono di scambiarsi, a scadenze prefissate (di solito trimestralmente), due somme di denaro il cui ammontare è calcolato applicando generalmente tassi di interesse variabile e fisso ad un identico ammontare di riferimento (nozionale - che di solito corrisponde al valore del contratto di finanziamento sottoscritto dall'imprenditore). Questo dovrebbe consentire all'imprenditore di trasformare il proprio contratto di finanziamento da tasso variabile a tasso fisso, trasferendo difatto l'alea della variabilità dei tassi all'istituto di credito.
La finalità dell'operazione (o causa giuridica del contratto) appena descritta, sarebbe dunque, così come proposta dalla banca e voluta dal cliente, non incentrata su un intento speculativo di lucrare sulla fluttuazione dei tassi, ma quella di assicurare e proteggere l’imprenditore dalla oscillazione dei medesimi su indebitamenti esistenti e corrispondenti, per valore e durata, al contratto derivato (ovvero i contratti di finanziamento sottoscritti dall'imprenditore).
Tali contratti però, “spinti” dalle banche a migliaia di imprenditori sotto forma di "Polizze assicurative a protezione della fluttuazione dei tassi di interesse", si sono rivelati catastrofici perché hanno finito per favorire unicamente le banche; ciò non solo per effetto dell’andamento dei tassi, che hanno influito pesantemente sull'aumento del debito verso le banche, ma anche perché i meccanismi finanziari, costruiti su calcoli a volte quasi incomprensibili e che contengono algoritmi di tutela dalle fluttuazioni posti a protezione solo delle banche, hanno finito per aggiungere al debito che si voleva proteggere (ovvero il rimborso del contratto di finanziamento) un ulteriore grosso onere a carico delle imprese.
La complessità di questi strumenti finanziari ha portato il nostro ordinamento a prevedere regole estremamente rigide a carico delle banche ai fini della loro proposizione ai clienti. Nonostante ciò, gli istituti di credito, non curanti di quanto indicato nei numerosi regolamenti, hanno continuato a proporre gli Swap senza rispettare le regole di buona condotta.
I contratti "Derivati", sottoscritti dagli imprenditori ad apparente protezione dei contratti di mutuo/leasing a tasso variabile a loro riconducibili, che si sono tradotti in pesantissime perdite finanziarie, POSSONO ESSERE IMPUGNATI.
I principali motivi di impugnazione dei contratti sopra esposti riguardano:
- l'esistenza di un conflitto di interessi evidenziato dal fatto che la banca è la controparte sia nel contratto Derivato sottoscritto dal cliente, che nel contratto sottostante (contratto di finanziamento) sempre sottoscritto dal cliente;
- la situazione di disequilibrio finanziario, a danno del cliente, emergente alla stipula del contratto Derivato, porrebbe la banca nella necessità di riequilibrare la situazione effettuando un versamento di denaro direttamente al cliente (cosiddetto "Up front"). Questo non veniva fatto!
- la presenza di commissioni occulte all'interno del contratto Derivato sottoscritto del cliente;
- l'assenza di una causa concreta che avrebbe portato il cliente alla sottoscrizione dello Swap; convinto, infatti, di aver stipulato una polizza assicurativa a protezione della oscillazione del tasso di interesse, il cliente, inconsapevolmente, si trovava in portafoglio un contratto finanziario altamente speculativo;
- la validità, genuinità della "Dichiarazione di Operatore Qualificato", che, in molti casi, veniva fatta sottoscrivere dal funzionario di banca a soggetti privi di ogni qualsiasi qualifica professionale che giustificasse la sottoscrizione dei contratti Derivati;
- il mancato rispetto della forma scritta previsto dalla legge;
- l'assenza di aderenza tra indebitamento e capitale nozionale; in particolare, la sottoscrizione di alcuni particolari contratti Derivati da parte del cliente, ad esempio i "Bullet", caratterizzati da un valore "Nozionale" costante nel tempo (sul quale venivano calcolati i flussi finanziari), rendeva il Derivato assolutamente disallineato rispetto al valore del contratto sottostante, privandolo della necessaria funzione di copertura che avrebbe indotto il cliente alla sottoscrizione dello stesso;
- la mancata consegna dell'"Accordo Quadro" e l'inefficacia della produzione in giudizio dello stesso.
L'effetto dell'impugnazione dei contratti Swap con esito positivo comporterebbe la restituzione di TUTTI i differenziali pagati (somme pagate) alla banca e, nel caso di contratto ancora in essere, l'azzeramento del cosiddetto valore del "Mark to Market" (ovvero il valore attualizzato dei flussi finanziari futuri a cui andrebbe incontro il cliente).
I nostri Adviser sono a disposizione per fornire gratuitamente e senza impegno una consulenza approfondita sulla questione.
Il servizio offerto da Camelot prevede una prima fase, assolutamente gratuita e senza impegno, di disamina di tutta la documentazione in possesso del cliente, sia contrattuale che contabile (ovvero riportante gli importi pagati dal cliente alla banca nel corso del rapporto contrattuale).
L'obiettivo di questa prima fase è quello di verificare la sussistenza dei presupposti legali per poter procedere all'impugnazione dei contratti derivati stipulati dal cliente presso la banca, al fine di ottenerne l'annullamento. Durante la fase di analisi, nel caso fossero presenti gli estremi di impugnazione, si procederà altresì con la quantificazione degli importi oggetto della domanda, al fine di dare la possibilità al cliente di valutare in tutta serenità la convenienza o meno di procedere contro l'istituto di credito.
Considerando la complessità dell'argomento, sarà cura degli Adviser recarsi dal cliente per spiegare in maniera analitica l'esito della relazione preliminare.
Nel caso in cui il cliente dovesse decidere di affidare il mandato a Camelot, il compenso per l'attività consulenziale, per le varie fasi e per tutto quanto utile e necessario per il conseguimento del risultato è, salvo modesti contributi spese, concepito a buon fine, ossia calcolato in una percentuale sul risultato economico ottenuto, da pagarsi solo all’atto dell’effettivo realizzo del beneficio e ricomprende l’accollo sia degli oneri di assistenza del legale che del consulente tecnico di parte.